Dalle Origini a Monica Melani di Elena Valeri.
“Uso il termine individuazione per indicare quel processo che crea un individuo psicologico, vale a dire un’unità separata e indivisibile, un tutto”. Così Carl G. Jung, originale caposcuola della “analisi del profondo”, porta il termine “individuo” ( dalla radice etimologica latina “indivisus” ) nel vocabolario della psicologia analitica per indicare l’unità psicosomatica di una persona equilibrata. Si potrebbe dunque affermare che tale approccio sposi la visione olistica espressa già dai tempi di Aristotele, illustre pensatore e padre di ogni filosofia moderna occidentale e orientale, il primo a considerare mente e corpo come un tutt’uno non differenziabile e divisibile. La concezione olistica raccoglie e amplia tale eredità culturale apportandola in ogni ambito compreso quello medico secondo cui, per curare un particolare problema apparentemente localizzato del paziente, è indispensabile occuparsi dell’individuo nella sua interezza. È in quest’ottica dunque che necessariamente va considerato l’essere umano e con esso la sua interazione con il mondo circostante: “Però ogni uomo non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico particolarissimo, in ogni caso importante e degno di nota, il punto dove i fenomeni del mondo si incrociano.” Così Hermann Hesse, nel Demian, affronta il tema del rapporto tra individuo/mondo là dove uno è da considerarsi prosecuzione dell’altro ed eterno riflesso. Il concetto di identità e il rapporto tra interno/esterno ha da sempre affascinato non solo filosofi, letterati, psicologi o pensatori di vario genere ma anche gli artisti di ogni tempo. Non è un caso che nel periodo rinascimentale, e per la prima volta in Italia, nasca l’autoritratto come genere artistico ,nonché prediletto dagli artisti stessi figli di un’epoca che considerava l’uomo come centro dell’universo e artefice del proprio destino. È nel periodo umanista, per non dire romantico, che tale consapevolezza diviene dogma pre- socratico libero da qualsiasi condizionamento o deduzione che non rispetti il paradigma dell’artista come co-creatore. Fu Goethe ad esprimerlo nella letteratura, e in tempi più moderni Klee o Kandinsky nella pittura; è l’osservatore che crea la realtà e dalla visione che ne deriva è capace di immaginarla trasformandola. Alcuni anni dopo, nelle sue famose performance, Joseph Beuys ribadirà tale concetto ampliandolo in ogni sua forma innalzando l’artista al ruolo di sciamano, vero e proprio mago ordinatore e ri-generatore. È probabilmente nella Body-Art, e in una delle sue massime rappresentanti e anticipatrici, Marina Abramovich, che il conflitto tra il corpo e lo spirito plasmato dalla cultura e dalla scienza occidentale viene reso con maggior evidenza. Scopo dell’artista era quello di rimuovere tale aberrazione per ritrovare un equilibrio che solo utilizzando idee e concetti orientali, come la contemplazione e la connessione ( segni archetipici ed esoterici di religioni sincretiche e di riti primitivi), poteva essere raggiunto. Ma la sua ricerca, anche se tutt’ora in divenire, ha portato alla trascendenza del corpo dominato dalla mente, non all’unità indivisibile. Per “individuo” si intende, in senso “olistico” la persona che ha in sé le “nozze alchemiche” tra il proprio Io (coscienza), che possiamo simbolicamente individuare nella testa, ed il “profondo sé” ( l’inconscio personale e collettivo, ciò che Freud un po’ troppo semplicisticamente ha definito “Es” ) che comprende il corpo e la parte più antica del sistema nervoso. Affinché ciò sia possibile, o meglio sia consapevolmente insito nell’essere umano, è necessario che ognuno sprigioni la propria energia vitale considerata come il più alto potenziale evolutivo in senso lato. Anche in questo caso, la base etimologica e culturale proviene dall’Oriente, in particolare dall’antica India; il termine Prana è il più antico e dettagliato concetto di energia
vitale. Formato dalla radice “pra”, unità fondamentale, e “na”, energia, è appunto l’esemplificazione stessa del concetto di energia unitaria, collante del ciò che è stato, che è e sarà. Ad un livello simbolico Prana viene tradotta come “soffio, aria, respiro, vento” a simboleggiare l’emanazione soprannaturale. È attraverso questa consapevolezza che l’individuo, quasi in senso nietzscheano, si eleva a divinità, co-autore e co-creatore della realtà stessa. All’interno di questa ricerca filosofico/artistica, ricerca che come molto sinteticamente enunciato dura da secoli, fino all’ultimo esempio contemporaneo del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia in cui temi come identità e doppio sono cardini della poetica, si inserisce il decennale studio di Monica Melani.|From the Origins to Monica Melani
“I use the term individuation to indicate that process that creates a psychological individual, that is a separated and indivisable unity, a whole”. Carl G. Jung, main leader of the “analysis of the deep” movement, put in this way the term “individual” (from latin etymologic root “indivisus”) inside the vocabulary of analytic psychology, to indicate the psychosomatic unity of a balanced person. This approach, we could say, commits to holistic vision of Aristotele’s period, great thinker and father of every kind of western and eastern philosophy, the first one thinking that mind and body are an indivisible whole unity, with no differencies. Holistic vision takes and increases this cultural inheritance, and it puts it in every field, including the medical one, that says that to cure a specific part of a patient we need to cure the whole of him. We need to consider the human being in this way, and with it, his interaction with the world: “but every man it’s not just himself; he’s also the particular unique point, in every important and worthy of attention case, the point where the events of the world cross themselves.” This is how in his Demian, Herman Hesse faces the topic of the relation between individual and the world where the one is the continuation of the other and eternal reflection. The concept of identity and the relation between the inside and the outside has fascinated philosopher, literatuses, psychlogists, and thinkers of any kind, but also artists of every time. It’s not casual that the self portrait, as artistic category, is born in Italy during the Renaissance for the first time. The self portrait began the favourite category of artists, because they lived in a time period where the human being was at the center of the universe and it was the maker of his own destiny. It is during the humanistic time period, not to say romantic, that this awareness begins pre-socratic dogma free from every conditioning or deduction that doesn’t respect the paradigm of the artist as co-creator. Goethe expressed it in literature, and in more modern times Klee or Kandinsky expressed it in painting; who observes creates reality and from this vision he can imagine it and changing it. Some years later, Joseph Beuys, in his famous performances, reaffirms this concept, increasing it in every way, raising the artist and making him a kind of shaman, a real order-maker and regenerating wizard. It’s probably with body art and in Marina Abramovich, one of its massive representatives and advancers, that the conflict between body and spirit, created by western culture is clearly shown. Artist’s purpose was to remove that aberration to find again that balance that could be reached only using eastern ideas and concepts, as contemplation and connection (archetypic and esoteric signs of syncretic religions and primitive rites). But her research, that is continuous, led to the trascendence of the body controlled by mind, and not to their unity. In the “holistic” way, one person is an “individual” when has inside himself the “chemical wedding” between his ego (awareness), that we can symbolically find in the head, and the “deep self”( personal and collective unconscious, what Freud in a too much simplistic way called “Es”), that consists of body and the oldest part of the nervous system. To make this possible, or better consciously intrinsic in the human being, it’s necessary everyone releases his own vital energy that is considered broad the highest evolutionary potential. In this case too, the etymologic and cultural background comes from the East, specifically from ancient India; the term Prana is the oldest and specific concept of vital energy. It consists of the root “pra”, that is fundamental unit, and “na”, that is energy, and it’s indeed the exemplification of the concept of unitary energy, glue of what has been, what it is and what will be. At a symbolic level Prana is translated with “blow, air, wind, breath” to symbolize the supernatural emanation. It’s through this awareness that the individual, almost in a nietzschean way, raises himself as divinity, co-author and co-creator of the reality. Inside this phylosophical and artistic research, that, as briefly said, lasts for centuries untill the last contemporary example of Padiglione Italia at the Biennale di Venezia where themes as identity and double are cornerstones of the poetry, that the ten years study of Monica Melani insert itself.
ISTALLAZIONE
INTRODUZIONE
“ESSERE O NON ESSERE AL DI LÀ DI SPAZIO E TEMPO”
La ricerca dell’artista è volta da sempre al tentativo di codificare la mappa della propria storia e di quella dell’uomo, inteso nel senso generale di umanità. Il concetto di identità tra filogenesi e ontogenesi è sicuramente di derivazione freudiana, così come la consapevolezza e necessità che il profondo riemerga, ma fondamentale e del tutto differente è il metodo. Dal 1981 sperimenta tecniche e processi in cui, come una paziente alchimista, opera alla trasmutazione della materia, indagandone le leggi e le più intime relazioni, al fine di acquisire ed accrescere consapevolezza circa gli elementi fisici e metafisici che interagiscono nel processo creativo. Mentre la materia può essere classificata come energia “pesante”, cioè come massa particolarmente evidente, l’energia vitale può essere vista come materia “sottile”, in altre parole ciò che Rudolf Steiner chiama “forza plasmatrice eterica”. È proprio per l’insieme di significati, e significanti derivanti, che Monica Melani decide di improntare la propria ricerca su un tipo di pittura che chiamerà energetica andando a confluire in un vero e proprio Metodo, da lei stessa brevettato, chiamato Melajna.
RITRATTO ENERGETICO
“ Ho sempre creduto ad un’Arte Viva, intimamente collegata alla vita, un’arte al servizio dell’uomo, straordinario strumento di conoscenza e di comunicazione, capace di renderlo partecipe consapevole della propria trasformazione ed evoluzione, come a quella delle cose del mondo, stimolo continuo al superamento dei propri ed umani limiti ed alla continua dilatazione del conosciuto e del ri-conosciuto, come note di una sinfonia che si rinnova continuamente arricchendosi di sempre nuovi elementi da armonizzare con cura, in una continua ed incessante ricerca d’equilibrio e misura. Ho sempre creduto ad un’Arte che rendesse l’uomo
sensibile al fluire armonico dell’Energia che tutto unisce, costruisce ed anima, un’ Energia da sentire, amare, interagire, dialogare, consultare, codificare, al di là di spazio e tempo, che prepari l’uomo ad entrare nella dimensione dell’Amore, la sola in grado di mantenerlo pulsante e vivo, perfettamente centrato e funzionale “all’economia” del mondo. Quella sinergia da me sempre auspicata fra Arte e Vita, fra trasmutazione interiore e trasformazione della materia, fra consapevolezza ed inconscio, fra invisibile e visibile, trova oggi, nella “dimensione energetica del Colore-Luce”, nella disponibilità del mio cuore e nella ritrovata gioia di vivere, un nuovo modo d’Essere ed esprimersi”. Le infinite ricerche dell’artista, giunte nel 1999 alla cre- azione del Metodo Melajna, volte alla scoperta dell’invisibile filo a-spaziale e a-temporale che tutto unisce, portano allo studio della codificazione della materia tradotta nel medium selezionato. Monica Melani predilige la carta o la tela come porzione, comunque infinta, dello specchio invisibile e sede prediletta dell’Archivio Akashico. Ogni foglio diviene quindi spazio neutro pronto per essere plasmato da quella stessa materia da cui ne risulta essere derivato, pronto per essere ri-letto e ri-nominato col sapore di antiche reminiscenze. E se, secondo Paolo Coelho nel romanzo L’alchimista, “l’energia scorre dove il pensiero corre”, la tela diventa la resa visibile di un pensiero non ancora tradotto, di un’energia vitale che, per essere pienamente compresa, deve necessariamente rendersi concreta per poi dissolversi nell’etere da cui proviene. È indispensabile dunque che l’essere umano prenda piena consapevolezza della potenza e persuasione che la propria energia vitale è in grado di ottenere e, per dirla ancora con le parole dello scrittore brasiliano, conscio che “quando desideri una cosa tutto l’Universo trama affinché tu possa realizzarla”. Si tratta della forma più alta di percezione; esiste un narcisismo fondamentale in ogni visione, dato che è il corpo a rilegare il mondo attraverso tutte le sue parti, a modellare le cose e, inversamente e simultaneamente, sono le cose che modellano il corpo dal momento in cui esso si proietta nel mondo e il mondo si riflette in esso. Anche il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, sosteneva che il primo Ego è quello corporale dato il suo riconoscersi nel mondo per prima cosa attraverso il corpo ed è dall’ausilio di quest’ultimo che la Performance di Monica Melani intende partire. Deposito di memorie energetiche impresse nel DNA psichico, bagaglio infinito di fluidi ancora criptati, nel corpo e nella mente deve sorgere la giusta predisposizione che permetta lo scorrere di innumerevoli colate di umanità. Bastano solo una tela, acqua e i colori dell’arcobaleno, il tutto collaudato dalla propria energia vitale e dalla lettura che ne riserverà l’artista. La ricerca è orientata alla dimensione Energetica del Colore-Luce-Vibrazione, quale principio manifesto di ogni Genesi. Si sceglie di utilizzare i sette colori dell’arcobaleno ( secondo lo studio newtoniano anche se successivamente sono stati ridotti a sei eliminando l’indaco) , e non a caso sette sono anche i chakra ( identificabili con i vari punti energetici del corpo umano), ognuno depositario di una memoria energetica appartenente all’Archivio Akashico. Il processo è semplice quanto funzionale; un foglio di carta viene imbevuto d’acqua, acqua in quanto elemento naturale di cui principalmente siamo composti, così da risultare uno specchio riflettente pronto ad accogliere qualsiasi contenuto. Su quest’ultimo vi si lasciano cadere delle gocce di colore liquido acquarello che, approdando nell’oceano circoscritto dal foglio, creano un universo metafisico vibrante, “un mare di interferenze d’onda” che, attraverso il colore e le sue frequenze, sintonizzate con le frequenze emesse dal pensiero, dall’azione e dall’emozione del momento, generano l’eterno confronto/incontro fra Luce ed Ombra, sfumature generate e rimaste impresse di vita in vita. Il colore perde il suo senso puramente fisico per divenire Essenza di Luce, Vibrazione Manifesta, qualità stessa della Luce Creatrice, ciò che in-forma e forma stessa resa visibile e decodificabile. L’Istallazione qui riportata, vede animarsi l’immagine di una donna del passato, resa ancor più reale sul piano parallelo derivato dall’inquadratura di uno smartphone di ultima generazione. Ogni segno impresso sul foglio è ferita ( spesso identificato con tratti neri anche se il nero, non essendo un colore dell’arcobaleno, non viene utilizzato dalla matrice) e ogni colore vitale è energia rigeneratrice. In un’epoca in cui ogni informazione che ci appartiene, dai dati anagrafici alle impronte digitali, viene archiviata, scopo dell’artista è quello di istituire un nuovo database, una nuova classificazione resa attraverso la percezione
di sé; in sintesi una vera e propria identità energetica. Quest’ultima scaturisce dallo spazio in-finito del foglio divenuto luogo sacro, frammento di universo e specchio accogliente, luogo di riattivazione di antiche ed originarie memorie ( vero e proprio racconto di sé) poiché l’energia è, come già detto, a-temporale e a- spaziale. Solo attraverso la conoscenza della genesi che sottende ogni cosa creata ( il filo che tutto unisce) l’uomo potrà consapevolmente ricreare il mondo in cui vivere. Attraverso il codice/linguaggio individuato dall’artista, le immagini emerse sono quindi codificate e interpretate al fine di approfondire la conoscenza della personalità ed identità dell’autore del ritratto. Tracce di quella identità pluristratificata, si imprimono sul foglio di carta rendendosi visibile agli occhi fisici. Con il passare delle ore, asciugandosi, quell’essenza vibratoria diviene più densa (proprio come avviene con tutte le cose fisiche di terza dimensione, in quanto energia densificata), raccogliendo e fissando le memorie emerse o attivate durante la performance. In una fase successiva, la matrice energetica, la prima traccia visibile del processo di codifica del DNA psichico/Anima, viene scansionata al fine di essere lavorata al computer per evidenziarne, con una sovrapposizione fotografica, o con velature ad olio su stampa, aspetti fisici corporei di passaggi di vita. Tale sovrapposizione e/o evidenziazione, ha come obiettivo quello di invitare l’osservatore a leggere la matrice originaria come traccia energetica lasciata da uno o più corpi fisici vissuti in altre vite e/o diversi spazio- tempo, ma appartenenti alla stessa anima/matrice.
La Performance, alla radice dell’Istallazione, potrebbe più precisamente essere considerata un happening poiché l’artista, pur seguendo una regia ben definita e fin qui esposta, prevede la completa partecipazione del fruitore in qualità di co-autore e creatore di ciò che deve essere guidato a comprendere.
Progetto di Monica Melani
Testi a cura di Elena Valeri
21/11/2013
Happening: "Energia in azione nel Quadrante Corviale" - in occasione di Corviale 2020. Intelligente, Sostenibile, Inclusivo.Testi di Elena Valeri.
presso IL MITREO - arte contemporanea Roma
27/09/2002
Articolo su Il Manifesto
sull'edizione 2002 di Studi Aperti
24/09/2002